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Crisi. Unimpresa, con spread sotto quota 100 tesoretto da 12-13 mld in 3 anni

Arcobaleno UnimpresaL’analisi dell’associazione sul minimo record toccato dal tasso sui btp decennali all’1,30%. L’accorciamento del divario Italia-Germania e gli effetti sulla spesa per interessi. Longobardi: “Risorse da usare per abbattere le tasse”.

Tesoretto da 12-13 miliardi di euro grazie al minimo record del btp decennale italiano. La discesa dello spread con il differenziale tra i titoli italiani e bund tedeschi sotto i 100 punti base potrebbe creare un cuscinetto extra per i conti pubblici del Paese fino a 13 miliardi in tre anni. Nel primo anno, si otterrebbe un risparmio, sul versante della spesa per interessi sul debito statale, pari a 2,3 miliardi, nel secondo anno il vantaggio salirebbe fino a 4,6 miliardi e poi ancora altri 5,8 miliardi il terzo anno. In totale, i benefici per le casse dello Stato arriverebbero di 12,7 miliardi nell’arco di 36 mesi. Questa la stima del Centro studi di Unimpresa circa gli effetti del calo del divario tra le emissioni di titoli pubblici italiani e quelli della Germania, alla luce del minimo record toccato oggi dal tasso sui btp decennali calato all’1,305%.

Secondo l’analisi di Unimpresa, basata su dati della Banca d’Italia oltre che sulla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza del governo, nei prossimi anni potrebbero essere liberate importanti risorse per lo sviluppo. La stima parte dall’indicazione fornita dalla Banca d’Italia secondo cui 100 punti base di spread “valgono” circa 0,2 punti percentuali di pil nel primo anno, 0,4 punti nel secondo anno e 0,5 punti nel terzo anno. Nell’ultimo Documento di economia e finanza, il pil è stimato a circa 1.500 miliardi, mentre il differenziale tra i titoli del Tesoro e quelli tedeschi viene indicato sui 190 punti. Pertanto, se lo spread restasse attorno a quota 90-95 punti, ci sarebbe un vantaggio positivo pari a 100 punti base rispetto alle stime di spesa per interessi contenuta nel Def. Ne consegue che il risparmio, su un ipotetico arco triennale, sarebbe di 12,7 miliardi complessivi così suddivisi: 2,3 miliardi, 4,6 miliardi e 5,8 miliardi.

“Non ci sono dubbi: i soldi che lo Stato riuscirà a risparmiare sul fronte della spesa per interessi, vanno destinati senza indugi all’abbattimento delle tasse. Se la Banca centrale europea ha fatto la sua parte con misure importanti sul versante del credito bancario alle imprese, ora spetta al governo di Matteo Renzi agire sul terreno di sua competenza, quello fiscale, intervenendo con tagli decisi al peso dei tributi, dopo le delusioni toccate con la legge di stabilità per il 2015” commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.

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