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Banche: Unimpresa, 70% sofferenze legato a grandi prestiti non rimborsati

Il rapporto dell’associazione sui 183,1 miliardi di finanziamenti non ripagati. Ad appena il 4,54% dei clienti (59.255 soggetti, sia imprese sia famiglie, su un totale di 1.306.466 clienti problematici) è riconducibile il 69,94% delle sofferenze bancarie (128,09 miliardi); 21,9 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 559 soggetti, lo 0,04% del totale; sul 95,46% dei clienti (più di 1,2 milioni di soggetti), che hanno prestiti da 250 euro a 500.000 euro, pesa solo il 30,06% delle sofferenze (55,04 miliardi). Pucci: “Problema delle sofferenze ancora da risolvere; ora emergono gli errori degli istituti che per anni hanno prestato denaro con criteri evidentemente sballati”.

Le sofferenze delle banche sono legate ai grandi prestiti non rimborsati: quasi il 70% dei finanziamenti non ripagati da famiglie e imprese si riferisce, infatti, a crediti superiori a 500.000 euro. Sul totale delle sofferenze pari a 183,1 miliardi di euro, 128,09 miliardi sono relativi a finanziamenti oltre il mezzo milione di euro erogati ad appena 59.255 soggetti, il 4,54% dei clienti “problematici” degli istituti; 21,9 miliardi di sofferenze sono a carico di soli 559 soggetti, lo 0,04% del totale. Lo rileva il rapporto del Centro studi di Unimpresa “Sofferenze bancarie divise per dimensione dei prestiti” secondo il quale sul 95,46% dei clienti (più di 1 milione di soggetti), che hanno prestiti da 250 euro a 500.000 euro, pesa solo il 30,06% delle sofferenze (52 miliardi).

Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia aggiornati a giugno 2017, il 69,94% delle sofferenze delle banche, cioè 128,09 miliardi su 183,1 miliardi complessivi, è relativo a finanziamenti superiori a 500.000 euro. Ad appena il 4,54% dei clienti (59.255 soggetti, sia imprese sia famiglie, su un totale di 1.240.410 clienti problematici) è riconducibile il 69,94% delle sofferenze bancarie (128,09 miliardi). Nel dettaglio, 15,9 miliardi di sofferenze (8,71%) si riferiscono a finanziamenti da 500.000 euro a 1 milione, erogati a 26.266 soggetti (2,01%); 26,4 miliardi (14,43%) si riferiscono a prestiti da 1 milione fino a 2,5 milioni, concessi a 19.775 clienti (1,51%); 22,4 miliardi (12,29%) sono relativi a crediti da 2,5 milioni a 5 milioni, erogati a 7.506 clienti (0,57%); 41,3 miliardi (22,55%) si riferiscono a finanziamenti da 5 milioni a 25 milioni, concessi a 5.149 soggetti (0,39%); 21,9 miliardi (11,97%) sono legati a prestiti superiori a 25 milioni erogati a 559 clienti (0,04%).

Meno di un terzo delle sofferenze (30,06%), cioè 55,04 miliardi, è invece legato a finanziamenti di importo minore che vanno da 250 euro a 500.000 euro, concessi a una platea molto vasta di clienti ora in difficoltà, pari a 1.247.211 soggetti (il 95,46% del totale). Nel dettaglio, 5,3 miliardi di sofferenze (2,93%) si riferisce a finanziamenti da 250 euro a 30.000 euro erogati a 818.501 clienti (62,65%); 6,9 miliardi (3,82%) sono relativi a prestiti da 30.000 euro a 75.000 euro concessi a 158.500 soggetti (12,13%); 8,8 miliardi (4,84%) sono relativi a crediti da 75.000 euro a 125.000 euro erogati a 99.362 clienti (7,61%); 19,04 miliardi (10,40%) si riferiscono a finanziamenti da 125.000 euro a 250.000 euro concessi a 122.292 soggetti (9,36%); 14,7 miliardi (8,06%) sono legati a crediti da 250.000 euro a 500.000 euro erogati a 48.556 clienti (3,72%).

Pucci: “Nodo sofferenze va risolto subito con intervento pubblico”

“Stanno emergono gli errori degli istituti – commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci – che per anni hanno prestato denaro con criteri evidentemente sballati. Anche se nell’ultimo periodo è leggermente calata la montagna di finanziamenti non ripagati, il problema resta ed è gravissimo perché solo apparentemente è una questione che pesa esclusivamente sui bilanci del settore bancario: a pagare il conto, alla fine della giostra, sono le aziende che vedono sistematicamente respinte le domande di finanziamento”. Secondo Pucci “a questo punto bisogna fare ragionamenti diversi e il nodo delle sofferenze va risolto, rapidamente e con un intervento pubblico, altrimenti non sarà possibile rimettere in moto il motore del credito, pilastro fondamentale per far ripartire l’economia e sperare di portare l’Italia sul sentiero di crescita”.

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